giovedì 8 aprile 2010



WOOF!un melòpunk

di e con
Paolo Faroni






Venerdì 9 e sabato 10 aprile ore 21.00
Sala Luigi Pintor
Via dello Scalo di San Lorenzo, 67 Roma
(Tel. 0645448035 – 0645495659)


Un ragazzo sta sotto la finestra della donna che ama con una mazza da baseball. Uno dopo l’altro elimina tutti i corteggiatori poiché nessuno di loro conosce “il dolore della sua bellezza”. Sono le regole del gioco d’amore tragico e noir tra il Lupo e la Pecorella.
Inseguito nella notte da un ispettore, il Lupo aspetta che la Pecorella scenda come da promessa una volta eliminati tutti i pretendenti.
Ma cosa succede se si è giocato troppo a lungo a Lupo e Pecorella?

Il lupo è tra gli animali il più simile al cavaliere cortese: forte, solitario, monogamo (la compagna che si sceglie è una e solo quella). Il lupo però è anche il lupo nero delle favole: incarna il pericolo, la follia, l'ambiguità, il diabolico, è una sorta di babau e, in questo caso, un babau d'amore. O per amore. La sua poesia nasce dalla somma delle due facce: l'amore cortese, stilnovista (la Pecorella è come la Beatrice dantesca o la Laura del Petrarca) e l'amore più tormentato, che trascina sul fondo, autodistruttivo. L'amore più affascinante è quello che spaventa.

Il Lupo dichiara: “ti amo ma ho scelto l'oscurità”. L'oscurità è per lui la discesa nell'amore, il passaggio nella selva oscura, un'alternativa alla “birreria, il lavoro, due più due fa quattro”. Le cose di tutti i giorni il Lupo le lascia agli altri cercando qualcosa che a due ragazzi chiusi in una camera da letto sembra uno scherzo: l'eternità. Ma alla fine, perduto del tutto, oramai impossibilitato a essere altro da ciò che ha creato per sé, egli scopre la sua nuova verità: “ti amo ma l'oscurità mi ha scelto”.

Il Lupo si ritira nel fondo del suo baule pronto a tornare quando il buio lo chiama.

«...applaudite, ma quando tornate a casa e spegnete la luce io busserò dal fondo del baule ai piedi del vostro letto per mordere chi ha talento di lupo o voglie di pecora, chi ha desideri poderosi e speranze poche, chi coltiva l'inimitabile che è silenzio e tremore d'alberi. Pecorella, io ti amo, ma l'oscurità mi ha scelto».

Il suo congedo dal pubblico non è più il versaccio del punk di strada ma la promessa inquietante del babau: