martedì 18 maggio 2010

FINALMENTE UNA SODDISFAZIONE PER IL NOSTRO ANALISTA

Forse non tutti lo sapevano, ma i BLUSCLINT hanno partecipato a RIGENERAZIONE 2010, la rassegna organizzata dal Sistema Teatro Torino sotto il coordinamento della Città di Torino e della Fondazione del Teatro Stabile di Torino. Manco a dirlo, hanno vinto! Che botta di culo!!!
A seguire le motivazioni della giuria e la recensione allo spettacolo! Che volete di più???

RIGENERAZIONE I VINCITORI
Rispetto alle precedenti edizioni, Rigenerazione 2010 si caratterizza per la partecipazione di gruppi che rivelano un percorso artistico maggiormente consolidato, che si traduce in generale in una buona qualità dei progetti presentati che, uniti ad una perizia tecnica già matura, ha offerto proposte di spettacoli con interessanti potenzialità. L’Osservatorio, di là dalla soddisfazione per il processo evolutivo della manifestazione, ha unanimamente espresso una valutazione favorevole rispetto a quattro gruppi, tenuto presente sia il percorso di ricerca condiviso e sia l’esito artistico.

BLUSCLINT, Woof!. Il lavoro della compagnia è un bell’esempio di teatro autoprodotto, che muove da un’idea di una comunicazione forte a misura dei componenti del gruppo, che acuiscono le loro possibilità espressive per il raggiungimento dello scopo prefissato. Una struttura drammaturgica non convenzionale, che si radica su modelli narrativi plurimi, è alla base del lavoro, traducendosi in scena in una parabola ricca di invenzioni a fronte di una essenzialità d’apparato intesa come esaltazione del lavoro dell’attore.
(Alfonso Cipolla)

Con noi, sotto la medesima corona d'alloro:
- ARIOLFO_VARRIALE, Who_Man
- CRAB, Un Finale per Sam
- GRIMACO MOVIMENTI UMANI, Il Paese degli Uni
Complimenti a tutti! Siete stati bravi quasi quanto noi!

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WOOF!
È stata la compagnia Blusclint di Casale Monferrato ad aprire lunedì 19 aprile alla Cavallerizza Reale di Torino l’ultima giornata di “RIgenerazione 2010”. In scena Paolo Faroni ha presentato “Woof!”, un monologo da lui scritto e interpretato.
Lo spettacolo si apre con un ispettore di polizia che appare in penombra con il classico impermeabile e il cappello calato. E’ lì per indagare su una serie di omicidi che hanno visto coinvolti alcuni giovani uomini trovati col cranio fracassato a colpi di mazza. Un unico indizio accomuna queste morti: accanto ai cadaveri viene ritrovata una figurina del lupo Ezechiele. Nella scena successiva arriva lui, il “Lupo”. La storia raccontata, infatti, è quella del Lupo che tutte le notti staziona instancabilmente sotto casa della donna che ama, la “Pecorella”, armato di una mazza da baseball.
Lupo attende sotto la finestra della sua amata che lei esca dal suo rifugio e che lo raggiunga. Ma lei si fa vedere solo di sfuggita come un’apparizione celestiale, rafforzando con il suo silenzio i vincoli del desiderio, la schiavitù d’amore. I due sono legati da uno strano gioco di seduzione, separati da un destino che li condanna a inseguirsi senza mai capire chi è la preda e chi il cacciatore.
Così la sera Lupo tende agguati agli spasimanti di Pecorella, li interroga sulla natura del loro amore e, trovandoli tutti irrimediabilmente imperfetti, li giustizia a colpi di mazza.
Faroni, calato nei panni di un Lupo punkettone con tanto di cresta e pantaloni strappati d’ordinanza, accompagnato solamente da un baule che contiene pochi oggetti di scena, snocciola in maniera perfetta la sua storia dal sapore di un fumetto. Tratteggia egregiamente la vicenda grazie a un testo ben scritto e infarcito di citazioni shakespeariane. .
Franca Cassine