mercoledì 17 novembre 2010

Il nostro Paolino contiua a fare sfracelli di pubblico... Non pago del delirio scatenato la sera del 7 novembre presso la Manica Corta della Cavallerizza Reale di Torino [di cui potete leggere la bella recensione qui sotto (che c'è di strano? Se lo spettacolo è bello, lo è pure la recensione...eh!)], Paolino ci ritenta venerdì 19 novembre alle ore 19:00 presso il TEATRO ORFEO - via Sant'Anselmo 34/B, Torino. Questa volta con il suo primo, inarrivabile, inenarrabile e a tratti indecente monologo Con le tue labbra senza dirlo. Il grande classico del suo repertorio, anch'esso vissuto, sublimato, scritto, recitato e smerciato da lui stesso!



Recensione della replica n. 349 - Torino, 7 novembre 2010
IL LUPO E LA PECORELLA: WOOF
Blusclint, compagnia piemontese di Casale Monferrato, ha partecipato all’ultima edizione di “RIgenerazione” svoltasi la scorsa primavera. In quell’occasione, venne presentato in forma ridotta lo spettacolo che è andato in scena per intero alcune sere fa all’interno del Festival “Prospettiva 2”: si intitola Woof. Un melòpunk, è stato scritto e interpretato da Paolo Faroni e diretto da Emanuele Crosti. Il monologo gioca con linguaggi espressivi diversi, prende a prestito da vecchie pellicole noir l’atmosfera notturna e un ispettore di polizia stropicciato come il suo impermeabile, dai cartoni animati le movenze e l’incedere adrenalinico del protagonista, dalla prosa più classica i temi dell’amore, della morte e della follia. È questo, forse, uno degli aspetti più apprezzabili dello spettacolo dei Blusclint: la capacità di accostare e lavorare materiali apparentemente distanti tra loro facendone altra sostanza, di costruire scenari in cui fantasia e realtà trascolorano una nell’altra, di raccontare senza falsi pudori l’umanità più sgangherata, sporca, cattiva e disperata, e riservare proprio ad essa il lirismo più toccante. C’è, in ogni singolo passaggio del testo che narra le vicende di “Lupo”, assassino per amore di “Pecorella”, killer tanto determinato quanto umanamente disarmato, la ricerca di un eloquio che rifugga il più possibile banalità e retorica: battute che giungono dritte, ricercate e scarne, livide di angoscia e calde di sogno, dotate a volte di folgoranti intuizioni. Ad esse aderisce perfettamente l’autore-interprete, con giusta energia e sensibilità.
Monica Bonetto