mercoledì 13 ottobre 2010

Ahimè, Paolino...

Ahimè, il nostro Paolino non ce l’ha fatta. È dovuto inchinarsi all’Arte – A maiuscola d’obbligo!
Nel Saloncino del Teatro La Pergola, venerdì 8 ottobre si è svolta la finalissima della prima edizione del Premio Franco Di Francescantonio. Un nome prestigioso in un teatro rinomato.
Il nostro enfant prodige portava un pezzo dell’acclamato Woof!, che non solo ha avuto uno strepitoso successo di pubblico e critica il giorno dopo a Rodengo Saiano (BS), ma – a quanto pare – ha già fatto il tutto esaurito in prevendita per la data del 7 novembre alla Manica Corta della Cavallerizza – Teatro Stabile di Torino.
La serata inizia. I primi due concorrenti – la finale si è giocata a 6 e non a 9 come riportato sul sito dell’evento – sforano clamorosamente. Il regolamento imponeva che il pezzo non dovesse durare meno di 5 minuti e non più di 10. La prima concorrente si ferma al quarto d’ora. Il secondo concorrente si attesta sui venti minuti. L’organizzatore piomba allora nei camerini e raccomanda ai successivi partecipanti d non sforare, semmai di accorciare, poiché il presidentissimo della giuria, tale Lavia Gabriele, di professione regista e attore di indubbia fama, spazientito dalle lungaggini, se ne sarebbe andato nientemeno che con il treno. Panico generale! I concorrenti rimasti non credono alle loro orecchie: gli altri han dilungato e noi dobbiamo stringere? Va bene che il teatro è sacrificio, ma tirare la cinghia significa ben altro. Nel frattempo torna in camerino il secondo partecipante, il quale, alla giusta e paterna rampogna dell’organizzatore risponde che il suo pezzo durava solo 14 minuti: colpa del pubblico che, benché inferiore come numero a quello del Metropolitan, non ha voluto esserne inferiore e ha trepidato calorosamente per ben 6 volte – anche se nei camerini (posti nel retropalco) di boati ne son arrivati solo due… Constatato che la struttura non aveva subito danni – grazie agli accorgimenti antisismici appositamente studiati per orge di battimani di tal genere – il Nostro si buttava caparbiamente in scena. Il tempo attestato in prova di 09 minuti primi e 40 secondi sforava clamorosamente sui 12 minuti e il sentito e partecipato applauso finale non è riuscito a mettere in allarme nemmeno il più vigile addetto alla sicurezza. «Mi sono preso i miei tempi perché ho sentito il pubblico» - si è giustificato il Nostro a seguito delle rimostranze presentategli dal suo stesso coach…
Via via son passati pure gli altri. La giuria si è ritirata. Parentesi con lettura di brani teatrali e successiva e comprensibile trepidazione per il verdetto finale. Giustamente il premio è andato al secondo partecipante che il tal Lavia Gabriele, di professione regista e attore di indubbia fama, nonostante avesse dichiarato che la giuria aveva impiegato solo un minuto e mezzo per decretare il vincitore, clamorosamente ne scordava il nome, affidandosi al verdetto trascritto su un foglietto di carta. Le motivazioni si sono perse nel boato del pubblico, ma non facciamo fatica a capire come un premio dedicato alla poliedricità, alla contaminazione dei generi, alla bravura e autonomia dell’interpretazione attoriale sia andato a un attore che è riuscito ad essere poliedrico, contaminato e bravo interprete di un pezzo lungo il doppio del previsto e con un ritmo rigorosamente uguale dall’inizio alla fine. Perché a bravura dell’attore si vede soprattutto nella libertà artistica con cui interpreta il bando, in perfetta consonanza con la libertà con cui la giuria, presieduta da tale Gabriele Lavia, di professione regista e attore di indubbia fama, è stata capace di non far rispettare il bando nei suoi vari punti.
Si dirà: «Vi lamentate perché non avete vinto». Vi si risponde: «Assolutamente no. Avremmo manifestato gli stessi dubbi anche in caso di vittoria. Per rispetto della professione, della generazione cui apparteniamo e del rigore che quando viene a mancare non solo rinfocola le lamentele degli esclusi, ma toglie anche un po’ di splendore ai vincitori». A proposito di vincitori, il nome non lo ricordiamo. Tale Lavia Gabriele ha impiegato un minuto e mezzo per decidere, noi molto meno per esser fuori del teatro.
Rimane la soddisfazione, da parte del Nostro, di aver fatto del suo meglio e di aver sentito il suo pezzo come non mai. Ma ci rimane anche la soddisfazione per quanto espressoci all’uscita del teatro da una collaboratrice del fu Franco Di Francescantonio, che ha visto nel Nostro l’unico partecipante ad aver messo il contenuto nel pezzo proposto.
Il giorno dopo, Woof! lo regalava al pubblico di Rodengo Saiano.